Una bussola per i media digitali

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nuovi media277Partecipazione, credibilità, identità, privacy; sono queste le chiavi per affrontare le sfide dei nuovi media digitali. Le ha individuate e le presenta in uno studio il progetto internazionale "Virtual Stage Against Violence". La guida è uno strumento rivolto a insegnanti ed educatori e propone una serie di percorsi tematici legati a internet e ai nuovi media. Pubblicato anche in italiano, il dossier didattico è scaricabile dal web.


L'alfabetizzazione mediatica si riferisce alla capacità di accedere ai media, di comprendere e valutare criticamente diversi aspetti dei media e dei loro contenuti e di creare comunicazioni in diversi contesti. È una competenza fondamentale non solo per i giovani, ma anche per gli adulti e gli anziani, i genitori, gli insegnanti e i professionisti dei media. Grazie a Internet e alla tecnologia digitale, un numero crescente di persone può ora creare e diffondere immagini, informazioni e contenuti... L'alfabetizzazione mediatica dovrebbe essere parte integrante dei curricoli scolastici a tutti i livelli.

Per includere l'alfabetizzazione mediatica nei curricoli scolastici è necessario ridefinire il modo in cui i media vengono abitualmente usati nelle scuole. Non si tratta più di insegnare abilità tecniche (come usare un programma di scrittura, creare un video, inviare una mail, creare una pagina web o navigare sul web), ma anche di insegnare abilità per comprendere le implicazioni sociali e le funzioni dei media, e interagire con essi nella maniera più autoriflessiva e responsabile possibile. In altre parole, non si tratta di educare con i media ma ai media.

L'avvento dei media digitali sta producendo importanti trasformazioni nella vita quotidiana delle persone, sia a livello socio-culturale sia a livello psico-cognitivo. In primo luogo, le Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (TIC) hanno aumentato l'accesso delle persone all'informazione attraverso sistemi sofisticati di archiviazione dei dati e di diffusione. In secondo luogo, hanno creato nuove situazioni sociali, nuove forme mediate di relazione e comunicazione. In terzo luogo, hanno accelerato il processo di globalizzazione: le TIC hanno reso il mondo più che mai interdipendente, aumentando la circolazione di prodotti e finanze, ma anche idee e culture.

Queste trasformazioni, però non sono positive in sé e per sé. L'accesso all'informazione, per esempio, ha creato nuove forme di esclusione, di povertà e di privazione dei diritti civili (il cosiddetto divario digitale) che aggrava le forme di ineguaglianza già esistenti; ha anche portato a un sovraccarico di informazioni che le persone sono sempre meno capaci di metabolizzare e verificare nella loro affidabilità.

Allo stesso modo, le nuove forme virtuali di socialità e comunicazione hanno aggravato alcuni problemi sociali (per esempio il bullismo cibernetico, l'autoisolamento, il video voyeurismo, la mancanza di privacy, etc.).

Proprio perché i media giocano un ruolo importante nella vita quotidiana delle persone - e specialmente dei giovani -, gli educatori sono giunti alla conclusione che il protezionismo in classe non porta a nulla. Secondo questo nuovo approccio, gli educatori non partono più dall'assunto che i media sono necessariamente pericolosi, o che i giovani sono semplicemente vittime passive dell'influenza dei media. Il loro scopo è piuttosto quello di creare uno stile più riflessivo di insegnamento e di apprendimento, in cui gli studenti possono riflettere sulle loro attività sia come "lettori" sia come "scrittori" dei media, e comprendere i più generali fattori sociali, culturali ed economici che sono in gioco.

(fonte: Toolkit Digital & Media Literacy Education)