Pro e contro sui compiti a casa

Immagine 3Se c'è un argomento scolastico che viene dibattuto molto spesso nell'opinione pubblica attraverso i vari canali di informazione, questo è sicuramente quello dei compiti a casa, o meglio, dei compiti per casa, come vengono definiti oggi nella lingua della pedagogia di area italofona.
di Dante Peduzzi

Se ne sono occupati organizzazioni di ricerca internazionali come l'OCSE (2003), riviste come "Time" (1998) o come "Panorama" (2006). Questi studi e articoli hanno evidenziato che la discussione pubblica attorno ai compiti per casa sconfina spesso e volontieri nel confronto emozionale, arrivando in certe occasioni a veri e propri scontri di opinione tra fautori e accaniti oppositori degli incarichi da svolgere dopo le lezioni.

Il mondo della scuola e della pedagogia si sono occupati da sempre dei compiti per casa, con fortune alterne a seconda della prospettiva dalla quale si affrontava l'argomento: i compiti visti dalla parte degli allievi, non sono la stessa cosa dei compiti visti dalla parte degli insegnanti, o dei genitori, oppure dei ricercatori. In ogni approccio c'è una parte della verità che può e che deve stimolare la scuola e tutti i suoi attori a migliorare costantemente la qualità della sua azione.

Uno studio svizzero, pubblicato purtroppo solo in tedesco, ha fornito delle conclusioni interessanti. È quello di Alois Niggli e Sandra Moroni. Hausaufgaben – geben, erledigen, betreuen. Vom erfolgreichen Umgang mit Hausaufgaben. Uni di Friborgo, 2009 per incarico del Dipartimento Educazione di quel Cantone (http://edudoc.ch/record/3542/files/Devoirs.pdf). Lo studio ha dimostrato che i compiti per casa sono efficaci e importanti solo se vengono considerati questi aspetti:

  1. I compiti per casa devono far parte della cultura scolastica di una sede e devono concernere tutto il corpo insegnanti (e non solo l'insegnante di materia).
  2. I compiti a casa rappresentano una finestra aperta sulla scuola e quindi fanno parte di una cultura della comunicazione attiva con la famiglia.
  3. Meglio pochi che tanti! Regolarmente, ma corti!
  4. Qualità prima della quantità. I compiti che fanno riflettere sono i più appropriati.
  5. Differenziare il tipo di compito a seconda degli allievi.
  6. Parlare con gli allievi sulla motivazione e sul metodo per risolverli.
  7. Non partire dal presupposto che i genitori debbano aiutare (40% degli allievi in CH non sono sorvegliati tra le 15:30 e le 17:30; 75% delle mamme in CH hanno un'attività lavorativa esterna al domicilio).

Tutti questi punti sono stati tematizzati con le direzioni scolastiche del Grigioni italiano, in quanto anche la nostra scuola, pur nella sua radicata tradizione dei compiti a casa, non può sottovalutare i forti cambiamenti interventuti nella sociatà nel corso degli ultimi decenni.

Nel corso dell'ultimo ciclo di valutazione delle scuole nei Grigioni, ciclo che si concluderà nel 2014, grazie alla grandissima mole di dati ottenuti dal sondaggio con i genitori, dagli allievi stessi e dai loro insegnanti, potremo ottenere una "radiografia interessante di questo aspetto" che spazierà sul Cantone e sui vari circondari. E sarà uno dei primi cantoni svizzeri a possedere una base così ampia di dati su quest'argomento.

Da una prima stima molto parziale (ma le cose possono ancora cambiare nell'ultimo anno di valutazione!) nel Grigioni italiano, alle domande "Gli insegnanti assegnano compiti a casa che nostro figlio può svolgere" e "L'impegno richiesto per i compiti a casa è ragionevole", i genitori hanno risposto in modo positivo nella misura tra 80-85%. Il restante 15-20% ha segnalato dei problemi che non potrannno essere sottovalutati. Ogni sede sin qui valutata è stata sollecitata ad occuparsi a fondo della propria situazione in rapporto ai dati emersi localmente.

In Italia è appena apparso lo studio di Mario Polito. I compiti a casa sono efficaci? Sono inutili? Le opinioni a confronto di studenti, docenti e genitori pubblicato nella rivista Formazione e Insegnamento XI-2-2013. La ricerca è basata su 13'700 questionari e fotografa la situazione della realtà scolastica italiana in modo approfondito, la quale, pur essendo diversa dalla nostra, rappresenta anche per noi un'occasione per confrontarci sul tema.

L'autore, che conosciamo bene anche alle nostre latitudini, essendo stato invitato più volte nelle nostre scuole come relatore ai corsi di aggiornamento degli insegnanti del Grigioni italiano, giunge alla conclusione che non serve a molto discutere se abolirli o mantenerli. "I compiti sono un'ottima cosa solo se sono personalizzati. Non più quantità di compiti, ma compiti più utili e interessanti".

Uno dei dati particolari che emerge dai vari studi sulla tematica è che oltre l'80% dei genitori si dice contrario all'abolizione dei compiti per casa, anche se proprio i compiti sono all'origine di circa il 29% dei conflitti all'interno delle famiglie. Lo studio svizzero di Friborgo e gli altri all'estero confermano che la scuola non deve pretendere che i genitori siano obbligati a seguire i figli nei compiti per casa. I compiti assegnati dopo le lezioni devono poter essere risolti autonomamente grazie alle spiegazioni e agli stimoli proposti dall'insegnante.

La motivazione, l'autonomia nello studio, le strategie di lavoro sono dunque i veri problemi nel mondo educatico dei nostri giorni, non solo in relazione ai compiti, ma per tutto l'insegnamento e anche per l'educazione in senso lato, sia a scuola, che in famiglia. Queste competenze si raggiungono spesse volte solo con fatica, grazie però all'aiuto e all'esempio degli adulti. Bisogna essere consapevoli che tutto ciò non può succedere seguendo i dettami del "tutto e subito", ma che sono richiesti pazienza, riflessione, buone dosi di fatica, nonché capacità di resistere agli ostacoli.